Protezione dei fedeli e dei luoghi di culto

Protezione dei fedeli e dei luoghi di culto

Il 2 novembre 2021, Sua Altezza Reale, il Principe Hassan di Giordania ha promosso la dichiarazione “Protezione dei fedeli e dei luoghi di culto” per esortare tutte le autorità a cooperare a livello internazionale per proteggere i luoghi di culto. La dichiarazione ha avuto una vasta risonanza e incontrato numerosi sostenitori tra le autorità religiose e gli intellettuali dell’Oriente e dell’Occidente.

Il testo muove dalla constatazione del segno dei tempi della violenza perpetrata non solo verso i luoghi di culto, ma anche verso i fedeli riuniti in preghiera in questi luoghi, “apice di tali atti barbarici”. Rilevante è l’invito a tutte le autorità perché cooperino al fine di custodire la sacralità di tutti i luoghi, in virtù della portata universale dei luoghi religiosi, simbolo della comune origine di tutti gli uomini. Nel documento si sostiene infatti che, poiché la religione è naturalmente connaturata all’uomo, come la vita, la pratica religiosa deve essere protetta e sostenuta in concomitanza con il sostegno e la protezione alla vita degli uomini. Questo passo presuppone una presa di “coscienza intellettuale” e uno sforzo di comprensione da parte delle autorità temporali e spirituali: ultimamente si assiste sempre più al teatro politico di chi, da un lato, discrimina le appartenenze religiose sulla base di una interpretazione secolarizzata del sistema istituzionale e sociale, negando il pluralismo religioso; dall’altro lato si squaderna il principio della pluralità in modo astratto o sentimentale senza cercarne una effettiva applicazione e senza un confronto con le autorità religiose. In entrambi i casi, più che ricerca della verità e del confronto intellettuale, c’è solo lo sforzo di piegare le decisioni politiche a degli schemi ideologici, peraltro sempre più inconsistenti. Il documento promosso dal Principe Hassan propone invece di andare nella direzione di cercare, in nome della sacralità degli esseri e della loro origine, l’unità al di là della divisione e delle diverse vedute politiche, che hanno comunque la loro legittima ragione di esistere.

Di seguito il testo in traduzione italiana (qui l’originale in inglese: https://www.jordantimes.com/news/local/global-initiative-protect-worshippers-houses-worship-launched) e il nome dei firmatari:


I tragici resoconti della perdita di vite umane, i continui attacchi ai luoghi di culto e lo spargimento di sangue dei fedeli, ci spinge, come gruppo di leader religiosi, studiosi e pensatori che condividono l'etica e l’impegno umanitario verso gli altri, a invitare gli individui e le organizzazioni a svolgere il loro dovere umano, etico e religioso di denunciare tragedie e crimini così dolorosi.

Riconosciamo che “il mondo sta assistendo a un forte aumento di xenofobia, razzismo e intolleranza che ricorre alla distorsione e all'abuso delle religioni e della fede come pretesto per la violenza, l'esclusione e la discriminazione». Dichiarazione finale della Conferenza mondiale: “Moving Towards Greater Spiritual Convergence Worldwide in Support of Equal Citizenship Rights” (Ginevra, 2018).

Il targeting dei siti archeologici e del patrimonio architettonico, tra cui musei, biblioteche e manoscritti, equivale alla cancellazione della memoria di civiltà dei popoli e lo sradicamento del loro passato.

Queste distruzioni vanno oltre l'annientamento degli esseri umani e delle costruzioni sacre; c'è la paura che si cancelli la memoria collettiva e le sue rappresentazioni in coscienza, sentimenti, idee e atteggiamenti, che si manifestano attraverso libri, beni culturali ed effetti morali.

Gli attacchi ai luoghi di culto, quando le persone pregano in esse, sono l'apice di tali atti barbarici. Non è forse giunto il momento di considerare la domanda della libertà di culto come parte integrante del diritto alla vita e del valore del patrimonio umano in relazione alla cultura e all'identità?

Secondo le Nazioni Unite, “Le gravi violazioni dei diritti culturali sono state tra le cause profonde dei conflitti e l’incapacità ad affrontare la discriminazione sistematica e le iniquità nel godimento di questi diritti può minare la ripresa dal conflitto” Nazioni Unite. Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani. (2008). Frequently Asked Questions on Economic, Social and Cultural Rights (n. 33)..

Inoltre, l’"Invito all'azione globale per un culto sicuro che promuova solidarietà e protezione dei siti religiosi e dei fedeli” celebra l'universalità dei luoghi religiosi come simboli della nostra comune umanità, storia e tradizioni delle persone di tutto il mondo https://www.unaoc.org/2020/10/global-call-to-action-for-safe-worship/.

Nelle storie di guerre e conflitti, non è nuovo il targeting dei siti e delle biblioteche del patrimonio culturale del Levante e di altri siti e centri rappresentativi delle civiltà araba e islamica. La Biblioteca del Dar al-Hikma a Baghdad — descritta come la più grande biblioteca del suo tempo — fu distrutta nel 1258 d.C.

La preoccupazione oggi è che le politiche del dopoguerra saranno note non per le strategie umanitarie e il buon senso, ma per le politiche che dividono la nazione. Come Nazioni e Stati, la nostra resa alla fredda politica ha portato a profonde divisioni, ridimensionamenti e nazionalismi ristretti. Non possiamo continuare a ignorare il fatto che le verità esistenziali generali si applicano a tutti noi.

Nonostante le peculiarità culturali e nazionali legate al patrimonio, il significato più profondo del patrimonio sta nella capacità di scoprirne i diversi contributi alla formazione di una comune civiltà umana. Lasciateci rispettare la nostra storia e il nostro patrimonio lavorando per rispettare gli altri, ricordando che senza storia non possiamo sopravvivere al futuro e che la storia e il patrimonio sono solo un pilastro del presente che cerchiamo di costruire, un regalo di prosperità, eccellenza e creatività.

Sottolineiamo che l'Umanità non può affrontare le sfide che travolgono il nostro pianeta senza cooperazione e solidarietà, e questo richiede di rafforzare il concetto di valori umani condivisi. Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, "valori umani condivisi", nel senso profondo del termine, non significa "indebolire il senso di privacy insito nel credo religioso" né "contraddire identità culturali o nazionali". Non importa come le diverse nazioni e popoli si rapportano con la fede e la cultura, esse condividono una sola umanità.

Il Sacro Corano riafferma che il compito fondamentale della religione è quello di invitare ricercare la ricompensa per un’etica corretta. Questo è chiaramente spiegato nell'enfasi del Corano sull'unità dei valori morali tra le persone. Il Corano proibisce di abusare dell'anima: "Chiunque toglie una vita - a meno che a punizione per omicidio o danno per un paese - sarà come se avesse ucciso tutta l'umanità; e chi salva una vita, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità”. (Al-Ma'idah 5:32).

Chiediamo un dialogo che promuova la coscienza, il pensiero e la fraternità umana, un dialogo che ravvivi la cooperazione universale per ispirare una coscienza del mondo che possa invitare alla protezione dei luoghi di culto e dei fedeli innocenti.

Firmatari

HRH Prince El Hassan bin Talal, Chairman del Board of Trustees del Royal Institute for Inter-Faith Studies (Giordania)

  • Sheikh Ali Al-Qaradaghi, Segretario Generale dell’ International Union for Muslim Scholars (Qatar)
  • Professor Erşat Hürmüzlü, Former Adviser del Presidente Turco Turkish President (Turchia)
  • Mr. Khalil Al-Khalil, Former member dello Shura Council (Arabia Saudita)
  • Dr. Ahmed Khamlichi, Direttore di Dar Al-Hadith Al-Hassaniya (Marocco)
  • Dr. Muhammad Abu Hammour, Segretario Generale dell’Arab Thought Forum (Giordania)
  • Prof. Yousef Kallam, Presidente di Dar Al Hadith Al Hassaniyah (Marocco)
  • Dr Nayla Tabbarah, Presidente della Adyan Foundation (Libano)
  • Imam Yahya Pallavicini, Presidente e Imam della Comunità Religiosa Islamica COREIS (Italia)
  • Rev Dr. Mitri Raheb, Presidente della Dar Al Kalimah University (Palestina)
  • Dr Cristovam Buarque, Senatore (Brasile)
  • Dr Adnane Mokrani, Senior Fellow alla Fondazione per le scienze religiose (Italia)
  • Imam Izzidine Alzir, Imam di Florence e Presidente della Florence School for Interfaith and Intercultural Dialogue (Italia)
  • Dr Paolo Maggiolini, Research Fellow alla Università Cattolica del SacroCuore (Italia)
  • Dr Martino Diez, Scientific Director, Oasis International Foundation (Italia)
  • Dr Ekkardt Sonntag, Lead Researcher alla Humboldt-Universität zu Berlin (Germania)
  • Dr Alberto Melloni, Chair holder of the UNESCO Chair on Religious Pluralism and Peace, University of Bologna (Italia)
  • Dr Ed Kessler, the Woolf Institute (UK)
  • Dr Gabriel Said Reynolds, Crowley Professor of Islamic Studies and Theology, University of Notre Dame (USA)
  • Prof. Hassan Wajih Hassan, University of Azhar (Egitto)
  • Prof. Hayel Daoud, Former Minister of Awqaf and Islamic Affairs (Giordania)
  • Prof. Wael Arabiyat , Former Minister of Awqaf and Islamic Affairs (Giordania)
  • Prof. Abdel Nasser Abu Al Basal, Former Minister of Awqaf and Islamic Affairs (Giordania)
  • Arcivescovo Theodosios “Attallah Hanna”, (Archbishop of Sevastia) Greek Orthodox / Patriarchate of Jerusalem
  • Shaikh Abdel Hafez Rabta, Giudice Supremo (Giordania)
  • Shaikh Azzam Al Khatib, Director of the Awqaf of Jerusalem
  • Shaikh Kamal Smadi, President of the Judicial Supreme Court (Giordania)
  • Shaikh Dr Abdullah Saifi, President of Jordan Ulama Association (Giordania)
  • Shaikh Dr Issam Arabiyyat, Former President of the Judicial Supreme Court (Giordania)
  • Arcivescovo Joseph Jbara, Melkite Greek Catholic Archeparchy of Petra and Philadelphia (Giordania)
  • Arcivescovo Dr Qais Sadiq, Bishop of Erzurum, Auxiliary Patriarchal Bishop Orthodox Patriarchate of Antioch and All the East - Archimandrite Avdis Ibragian, Deputy Patriarch of the Armenian Orthodox Church (Giordania)
  • Vescovo Salim Al-Sayegh, Former Latin Archbishop of Jordan
  • Padre Dr Jamal Daibes, Latin Patriarchal Vicar (Giordania)
  • Dr Renee Hattar, Director of the Royal Institute for Inter-Faith Studies (Giordania)
  • Father Dr Rifa’t Bader, Director of the Catholic Center for Studies and Media (Giordania)
  • Dr Muhammad Ahmad Al-Ghoul, former Mufti of Civil Defense (Giordania)
  • Prof. Adam Nouh Al-Qudah, Dean of Sharia’ and Islamic Studies, Yarmouk University (Giordania)
  • Prof. Ahmad Garralleh, Dean of Sharia’, Al Albait University (Giordania)
  • Prof. Abdullah Kailani, Professor of Sharia’, University of Jordan (Giordania)
  • Prof. Amer Al-Hafi, Professor of Comparative Religions, Al al-Bayt University (Giordania)
  • Prof. Mohammed Alyan Al Omari, Deputy Dean of Sharia’, Al Albait University (Giordania)
  • Prof. Orwa Al-Dweiri, Professor of Sharia’,Al Albait University (Giordania)
  • Dr Mohammad Hashim Ghosheh, Director of El Hassan Centre for Jerusalem Studies (Gerusalemme)
  • Revd Dr Casey Strine, Sr Lecturer in Ancient Near Eastern History, University of Sheffield, and Bishop’s Advisor for Inter-Faith Affairs, Diocese of Sheffield (UK)
  • Mgr. William Shomali, General Vicar and Patriarchal Vicar for Jerusalem and Palestine.