Vuoto interiore e vuoto esteriore
Un insegnamento buddhista per la polis contemporanea
 
        
      
      Il vuoto interiore viene definito un'esperienza umana percepita come un'assenza, una mancanza di profondità nella propria esistenza che genera il bisogno di realizzare il proprio potenziale pieno, passando dalla finitezza al desiderio di qualcosa di infinito.
Uno stato d'animo che ha varie cause: problemi economici, di salute, di lavoro, affettivi , l’insoddisfazione, la perdita di significati, la mancanza di scopo da cui deriva un senso di incompletezza che porta alla ricerca di piaceri momentanei.
Questo senso di incompletezza è un indice dello smarrimento dell'uomo moderno che si trova drammaticamente davanti a un orizzonte inatteso, delineato dall’incertezza e da un progresso che non siamo in grado di gestire. Infatti siamo nel secolo dei cambiamenti epocali: viviamo nell’era della velocità, dove tutto è in continua trasformazione.
In un mondo fatto di impermanenza, che sembra richiedere risposte immediate e individuali, il popolo crede sempre meno nella politica, la pratica religiosa è in declino e i giovani tendono a imitare modelli sociali improntati sulla gratificazione dell’ego piuttosto che basati sulla morale, e questo vuol dire mancanza di autenticità.
Ci chiediamo: come ritrovare insieme il senso della polis dilaniato da polarizzazione, irrazionalità, decadenza intellettuale.?
Costruire: questa è la direzione, e l’educazione sarà il fondamento su cui costruire il futuro, il solo modo per colmare il vuoto e trovare a pienezza.
 
La polis è un crogiolo e la spiritualità è necessaria per il pieno sviluppo dell'uomo. Esse sono le due anime delle città : la politica come anima della comunità ,la spiritualità come anima dell'uomo
Ma per trovare la propria realizzazione nella costruzione del bene comune bisogna superare l'individualismo, sviluppare accoglienza e disponibilità, consapevolezza, apertura. L’uomo sta perdendo energia, le sue forze si disperdono e per recuperarle deve essere contento di cosa fa e fare qualcosa che dia un senso alla sua vita.
In un’epoca caratterizzata dai conflitti dobbiamo evidenziare l’interdipendenza e valorizzarla promuovendo la partecipazione degli uomini alla vita comunitaria a livello politico, sociale e religioso, trasformando le città da luogo della paura a luogo dell'armonia.
La polis nell'antichità era formata da una comunità che aveva un assetto politico e una sola vita religiosa: al centro della città si trovava il Santuario e gli insediamenti si sviluppavano intorno ad esso. Il territorio, accessibile attraverso poche porte custodite da guardiani, era considerato sacro.
Le metropoli odierne non presentano gli stessi aspetti, non generano il senso di appartenenza che si registrava in passato e la sacralità del luogo è meno sentita.
Nella città dissacrata ogni individuo è spinto a costruire il proprio tempio interiore. In questo contesto l'uomo non si considera più naturalmente religioso ma si sente naturalmente spirituale e proprio la spiritualità potrebbe fornire una risposta al disorientamento e alla solitudine.
La spiritualità è il luogo dell'incontro con sé stessi ed è certamente la base del rapporto con gli altri.
Nelle città che diventano sempre più multietniche e multiculturali, diventa necessaria una grande unità sul piano della virtù civica, e l’esperienza spirituale dei cittadini può pertanto essere un valido fattore unificante.
Ma la polis deve essere in grado di adeguarsi ai cambiamenti e rispondere ai bisogni della comunità e non sempre certe scelte sono facili: oggi la gente cerca esperienze pratiche e costruttive e necessita di risposte rapide e concrete , non di astratte promesse o assurde congetture.
Allora,come possono i politici e i religiosi orientare il cittadino della polis verso una pienezza autentica rivolta al bene? Esprimendo loro per primi questa pienezza, nel coerente rispetto dei princìpi fondanti delle Istituzioni che rappresentano, testimoniati attraverso la purezza dei propri pensieri, la purezza delle proprie parole e la purezza delle proprie azioni.
