Lettera al mondo in occasione della 30° commemorazione del genocidio di Srebrenica

Pubblichiamo di seguito la lettera che il Rais al-Ulama della Bosnia-Erzegovina, Husein Kavazović, ha indirizzato al mondo in occasione del trentesimo anniversario del Genocidio di Srebrenica. La lettera è un monito non solo a ricordare quel tragico evento ma anche a non scadere nel convenzionalismo sterile delle celebrazioni. Ciò che è fondamentale è riconoscere che, mentre avveniva il turpe genocidio di Srebrenica, molti volsero lo sguardo altrove. Il pericolo oggi è quello di cadere nella perversione di negare quella violenza o di giustificarla o di relativizzarla, commettendo il medesimo errore di trenta anni fa, arrivando a legittimare il male in nome di una falsa ideologia che ignora Dio, la religione e la dignità dei popoli.

Lettera al mondo in occasione della 30° commemorazione del genocidio di Srebrenica

Cari cittadini dell’Europa e del mondo,

Mi rivolgo a voi come leader religioso della Comunità Islamica in Bosnia ed Erzegovina ma anche come custode della memoria di coloro le cui vite sono state spente durante una delle guerre e dei crimini più oscuri della storia moderna. Parlo anche con un profondo senso di responsabilità perché il modo in cui ricordiamo e trasmettiamo i crimini commessi determina il confine tra una civiltà e la sua regressione.

Il trentesimo anniversario del Genocidio di Srebrenica, che ricorre proprio in questi giorni, non è solo un momento di commemorazione ma è anche un momento per mettere a confronto verità e responsabilità. Tre decadi sono trascorse da quando 8372 uomini e ragazzi furono uccisi di fronte al mondo intero solo a causa del loro nome. Questo crimine, ufficialmente riconosciuto come genocidio, non appartiene solo alla storia della Bosnia-Erzegovina. Appartiene alla coscienza collettiva dell’umanità perché, quando da qualche parte la giustizia viene meno, il terreno sprofonda sotto i piedi di tutti coloro che credono nella dignità della vita umana.

Siamo grati a tutti coloro che, nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del maggio dello scorso anno, hanno supportato la Risoluzione sul Genocidio di Srebrenica, riconoscendo l’11 luglio come Giornata internazionale del ricordo delle vittime del Genocidio di Srebrenica, così come siamo grati a coloro che hanno riconosciuto l’importanza di preservare la verità storica su quanto accaduto in Bosnia-Erzegovina durante gli anni ’90. L’adozione di questa Risoluzione rappresenta un passo verso la giustizia ma la sua vera forza risiede in ciò che segue. Confrontarsi con la verità non dovrebbe essere un atto estemporaneo ma un obbligo duraturo per le istituzioni, gli organi legislativi e i sistemi educativi. Il Genocidio di Srebrenica non deve essere ridotto a una nota storica a margine; deve diventare una lezione fondamentale insegnata nelle scuole e nelle università sia in Bosnia-Erzegovina che in Europa che nel mondo. Solo attraverso l’educazione e solo attraverso una chiara comprensione di come si sono verificati questi crimini possiamo costruire società che non permetteranno a questi di ripetersi nuovamente.

Oggi, mentre assistiamo ai tentativi di negare il genocidio e di celebrarne i colpevoli, la responsabilità non ricade solo sui sopravvissuti, né solo sulla Bosnia-Erzegovina. Appartiene a tutti coloro che credono nei valori universali della verità e della giustizia. Ogni atto di negazione non è solo un insulto morale alle vittime ma anche una minaccia alla pace e alla stabilità perché la relativizzazione dei crimini prepara sempre il terreno per la loro ripetizione. Ecco perché la comunità internazionale non deve rimanere in silenzio di fronte a coloro che cercano di falsificare la storia e minare le fondamenta della giustizia.

La memoria del genocidio di Srebrenica non deve rimanere solo una commemorazione annuale; deve essere radicata nelle fondamenta stesse della società, attraverso programmi educativi che trasmettano la verità alle generazioni future, attraverso leggi che ne impediscano la negazione e attraverso istituzioni che garantiscano che i crimini non siano mai relativizzati o giustificati. Se vogliamo un mondo in cui giustizia e pace non siano ideali effimeri, ma valori duraturi, dobbiamo costruirli su una verità che non viene mai messa in discussione.

Husein Kavazović Rais al-Ulama della Bosnia-Erzegovina

Srebrenica non è solo il passato: è un monito che non dobbiamo ignorare.

Dimenticare non è solo un'ingiustizia verso i morti, è una minaccia per i vivi.

La verità non è un peso: è l'unica via verso un mondo più giusto e sicuro.

Se impariamo la lezione del genocidio di Srebrenica, forse le vittime non saranno morte invano.

Forse il loro sacrificio innocente illuminerà la strada verso un futuro migliore per tutti noi.

Con rispetto Rais al-Ulama Husein ef. Kavazović