Giubileo dei Governanti, ripartire dal Bene comune e dal dialogo
Papa Leone XIV ha parlato ai parlamentari sul dialogo, il bene comune e la cultura digitale. L'imam Pallavicini commenta invitando a un'intelligenza libera da rancore.

La scorsa settimana ho avuto l'onore di incontrare per la seconda volta Papa Leone XIV in Vaticano. Dopo l'udienza riservata alle rappresentanze religiose presenti alla cerimonia dell'intronizzazione a maggio, ho avuto il beneficio di partecipare all'udienza riservata ai parlamentari e ai religiosi riuniti nella conferenza internazionale a Palazzo Montecitorio sul dialogo interreligioso. Monsignor Fisichella ci ha sapientemente guidati al Giubileo dei governanti, un incontro di speranza alta e profonda nonostante le diffuse simulazioni di sordità ai richiami e agli insegnamenti di Papa Leone XIV.
Tre considerazioni precise vengono ispirate da Papa Leone XIV: il bene della comunità, la libertà religiosa e il dialogo interreligioso e, infine, un'analisi sull'intelligenza della civiltà di fronte alle provocazioni della nuova cultura digitale. Con spirito fraterno concentriamo il nostro commento sui primi due punti che trovano delle significative corrispondenze anche nella dottrina insegnata dai maestri musulmani. Il filosofo al-Farabi (870-950) insegna le caratteristiche della "città virtuosa" che non è solo una struttura politica ma un'organizzazione a sostegno dell'intenzione degli esseri umani di raggiungere la felicità suprema che coincide con la conoscenza della verità e l'unione con l'Intelletto Attivo. Un dialogo interreligioso che possa ispirare l'attualizzazione di questa visione della civitas Dei ci sembra di grande valore nell'economia spirituale e nella formazione alla fratellanza. Parallelamente, il riferimento alla "legge naturale, una sola legge eterna e immutabile che governerà tutti i popoli in tutti i tempi" trova una sua corrispondenza con il principio di una tradizione primordiale o di una ontologia dell'essere umano che i maestri musulmani insegnano come esercizio di ricollegamento e sostegno della fede nel rapporto tra archetipo e manifestazione. La riscoperta di questa prospettiva di intuizione, obbedienza e riflessione sulla realtà divina nell'uomo e nell'universo permette di riconfigurare un ordine e una funzione nella creazione divina che, diversamente, viene dispersa nel regno della quantità delle esperienze e delle interpretazioni soggettive e degli impulsi dell'anima passionale di ogni individuo. Ci sembra che l'insegnamento di Papa Leone sia quello da seguire rispetto all'alternativa di qualche governante che propone "diritti naturali e valori occidentali".
Infine, un ringraziamento a Papa Leone XIV per il ricordo di un modello di integrità come San Tommaso Moro che non smise di essere un leale servitore e gran cancelliere del re senza mai abdicare alla lealtà a Dio e ai comandamenti della Chiesa Cattolica. Un modello di coerenza integrale, responsabile e consapevole, all'unità, alle specifiche identità e alla gerarchia dei due poteri. Figure di mediazione e di collegamento tra il potere temporale e l'obbedienza ad una dimensione trascendente autentica sono sempre importanti e proficue da ricordare e hanno un valore universale. Nel mio intervento alla Camera dei Deputati al recente convegno internazionale tra parlamentari e religiosi ho incontrato il nipote del Mahatma Gandhi accanto al primo ministro emerito della Bosnia Zvizdic e ho ricordato ad entrambi un episodio dell'emiro algerino Abd al-Qadir esule del Governo coloniale francese a Damasco: mentre la guerra civile sembrava scatenare le rivendicazioni impulsive e piene di rancore di alcuni musulmani siriani contro i diplomatici occidentali, l'esule algerino musulmano difese i cristiani ospitandoli nella sua residenza e annunciando che li avrebbe difesi con la sua gloriosa cavalleria musulmana. Una difesa musulmana della sacralità della vita di alcuni compagni cristiani che supera il giustizialismo populista e le accuse di altri ostinati guerriglieri musulmani che lo incitavano alla vendetta per i soprusi e le ipocrisie dei politici francesi. Il Mahatma Gandhi ha fatto qualcosa di simile per il popolo indù e musulmano dell'India, un secolo dopo. In Bosnia, trent'anni fa, le truppe dell'ONU non sono riuscite a scongiurare il genocidio. A chi vogliamo far dipendere la nostra sopravvivenza e chi sono i nostri alleati e fratelli?