Islam Europeo
09/03/2021 / Hamid Distefano e Muhammad Pallavicini
In questa ultima Enciclica Fratelli tutti, il Pontefice pare concentrarsi su un’estesa denuncia della “concupiscenza” proiettata nella nuova dimensione della globalizzazione, un male atavico, pur ammantato oggi di nuove forme di ipocrisia, una “inclinazione dell’essere umano a chiudersi nell’immanenza del proprio io, del proprio gruppo, dei propri interessi meschini. Questa concupiscenza non è un difetto della nostra epoca. Esiste da che l’uomo è uomo e semplicemente si trasforma, acquisisce diverse modalità nel corso dei secoli, utilizzando gli strumenti che il momento storico mette a sua disposizione. Però è possibile dominarla con l’aiuto di Dio”(1).
Recita infatti il Corano:
Non hai visto quello che assume a divinità le sue passioni? Dio scientemente lo allontana, suggella il suo udito e il suo cuore e stende un velo sui suoi occhi. Chi lo potrà dirigere dopo che Allah [lo ha sviato]? Non rifletterete dunque?(2)
L’idolatria dell’io che assolutizza se stesso e arriva a negare e sostituire la Divinità, costituisce la radice ontologica e antropologica del processo ciclico di decadenza che allontana progressivamente l’essere umano dalla primordialità della sua relazione e comunicazione e intimità con il Principio Supremo, Assoluto, Eterno e Santo dal Quale emanano le progressive rivelazioni di quell’Unico Dio, Signore e Centro di tutte le diverse giurisdizioni del sacro, da Adamo e fino alla fine dei tempi.
Il ciclo di manifestazione della grande illusione della dissoluzione di tale nesso ontologico ci ha condotti alle attuali forme di alterazione e abuso della reale posizione dell’essere umano nel quadro sacrale della creazione: la corrente dittatura ideologica di un umanesimo assoluto e virtuale, libertario e auto-determinato, psicanalitico e ipertrofico, uno pseudo umanesimo post-moderno nel quale l’individuo in quanto tale è considerato alfa e omega della Storia, del Diritto e della Politica, ha finito per svilire il valore della ricchezza autentica della provvidenziale molteplicità delle forme, dei tempi e degli spazi, degli uomini e delle donne, della vita e della morte, il valore fondante delle religioni nella vita di ogni essere umano.
E quindi “l’universale non dev’essere il dominio omogeneo, uniforme e standardizzato di un’unica forma culturale imperante, che alla fine perderà i colori del poliedro e risulterà disgustosa. È la tentazione che emerge dall’antico racconto della torre di Babele: la costruzione di una torre che arrivasse fino al cielo non esprimeva l’unità tra vari popoli capaci di comunicare secondo la propria diversità. Al contrario, era un tentativo fuorviante, nato dall’orgoglio e dall’ambizione umana, di creare un’unità diversa da quella voluta da Dio nel suo progetto provvidenziale per le Nazioni (Gen 11,1-9)”(3), ci ricorda opportunamente Papa Francesco.
La realizzazione conoscitiva del valore superiore dell’Unità rappresenta l’unico vero antidoto all’arroganza dell’individualismo e delle forze che, specialmente in questi tempi ultimi, concorrono, sia pure illusoriamente, a potenziarlo.
È infatti evidente che le radici di quella “terza guerra mondiale a pezzi”(4) che giustamente denuncia il Pontefice, affondino nell’invisibile, ma non per questo meno reale, della tensione ciclica e cosmologica tra le forze del Bene e quelle del male, forze che sembrano volere ormai affacciarsi più palesemente e direttamente in questo nostro mondo in crisi.
Ciò che appare realmente incompatibile con la prospettiva tradizionale sull’Unità della fratellanza sono proprio queste forze opprimenti e disgreganti che vorrebbero ad esempio opporre artificiosamente Oriente e Occidente o, in maniera più mirata, Cristianesimo e Islam. Qui si parte dalla premessa errata di voler identificare il Cristianesimo cattolico specialmente con un Occidente immaginario libero, razionale e progredito e l’Islam con un Oriente medio, oscurantista, irrazionale e aggressivo.
Il Cristianesimo diventerebbe quindi un democratico, progressista e pacifista illuminismo post-moderno autoctono e, in tale forma adulterata, interprete dominante delle radici “spirituali” dell’Unione Europea, mentre l’Islam tout court sarebbe rappresentato eminentemente da un’ideologia fondamentalista e terrorista, eversiva e irrazionale, straniera ed estranea!
Partendo da questi presupposti l’Islam non sarebbe quindi compatibile con l’Occidente, per il quale rappresenterebbe addirittura una minaccia, e non avrebbe quindi diritto di cittadinanza nell’emisfero “democratico” di un’universalistica “civiltà della tolleranza”.
Anche in questo caso, condividiamo le parole del Pontefice e dello Shaykh Ahmad al-Tayyeb, secondo le quali “(…) il rapporto tra Occidente e Oriente è un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture. L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale. È importante prestare attenzione alle differenze religiose, culturali e storiche che sono una componente essenziale nella formazione della personalità, della cultura e della civiltà orientale; ed è importante consolidare i diritti umani generali e comuni, per contribuire a garantire una vita dignitosa per tutti gli uomini in Oriente e in Occidente, evitando l’uso della politica della doppia misura»(5).
Questo scambio tradizionale può trovare un suo snodo fondamentale proprio in quell’Europa che ospita anche lo Stato Vaticano e la gerarchia cattolica e dove esiste ormai da decenni un Islam europeo autoctono che arriva ad una terza o addirittura quarta e quinta generazione, senza considerare la presenza musulmana secolare nell’area balcanica del nostro continente.
Ma se Allah nomina Se stesso come “il Signore dei due Orienti e dei due Occidenti”(6) nel capitolo del Sacro Corano intitolato proprio al Suo Santo Nome al-Rahman, il Misericordioso nella trascendenza, ciò che oggi allora vogliamo fare è testimoniare la ricerca di una sintesi non conflittuale e non assimilata, né schizofrenica né ideologica fra radici occidentali (e non profane) e identità religiosa islamica ortodossa (e non fondamentalista): siamo musulmani europei e, pur con tutti i limiti individuali che ci caratterizzano, potremmo forse offrire un modello di fedeltà e lealtà al Principio Assoluto e alla sua manifestazione spirituale anche come declinazione in questa civiltà moderna, che mantenga comunque vivo e cosciente il ricollegamento al soffio primordiale della rivelazione, nello spirito profetico e nella sua pratica.
Questa condizione, lungi dal rappresentare una minaccia, potrebbe invece costituire, anche per i cristiani e i musulmani in Europa e per tutti i religiosi, che sembrano oggi in crisi di identità, il fondamento spirituale di una fratellanza escatologica autentica, un’arca di salvezza “per chi ha un cuore e presta ascolto e testimonia”(7).
Certo, non trattandosi qui di una semplice fratellanza umanitaria, diplomatica ed esteriore, ma di una semina santa per le future generazioni, una tale sinergia troverebbe e trova delle opposizioni di enorme portata ma “coloro che riusciranno a vincere tutti questi ostacoli e a trionfare dell'ostilità di un ambiente opposto ad ogni spiritualità, saranno senza dubbio pochi; ma, ancora una volta, non è il numero che qui importa (…).
Non vi è dunque ragione di disperare; e quand'anche non si potesse sperare di raggiungere un risultato sensibile prima che il mondo moderno precipiti, questo non sarebbe un motivo per non cominciare un'opera la cui portata reale va ben oltre l'epoca attuale.
Coloro che fossero tentati di cedere allo scoraggiamento debbono pensare che nulla di quanto viene compiuto in quest'ordine può mai andar perduto; che il disordine, l'errore e l'oscurità possono trionfare solo in apparenza e in modo affatto momentaneo; che tutti gli squilibri parziali e transitori debbono necessariamente concorrere alla costituzione del grande equilibrio totale e che nulla potrà mai prevalere in modo definitivo contro la potenza della verità: la loro divisa sia quella adottata in altri tempi da certe organizzazioni iniziatiche dell'Occidente: Vincit omnia Veritas”(8).
Il Profeta Muhammad ci ricorda infatti che "le genti dell'Occidente non cesseranno di sostenere la Verità fino all'arrivo dell'Ora ultima"(9).
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