Commento all’Enciclica Fratelli Tutti

Fondamentalismi e libertà religiosa

20/01/2021 / Farida Peruzzi e Mansur Baudo

L’identità religiosa rappresenta un elemento fondante della persona. Volendo dare alle cose le corrette proporzioni, questa dovrebbe rappresentare la componente più importante della dignità umana, intesa come capacità di espressione e sviluppo della natura dell’uomo e della donna nel senso più elevato e nobile del termine.

In quanto creatura che, secondo la Tradizione islamica, è stata creata da Dio ala suratiHi, “secondo la Sua forma”, ovvero improntata alle Qualità divine, la manifestazione della natura spirituale dell’uomo costituisce la modalità più idonea a rappresentarne la vera essenza, il dato valoriale più pregnante, la caratteristica veramente distintiva in senso qualitativo che restituisce vera dignità al significato stesso della vita umana.

Da ciò l’importanza imprescindibile della piena libertà religiosa che favorisca l’espressione di tale nobile identità e realizzi lo sviluppo armonioso delle possibilità insite nella natura umana.

In una società pluralista, ogni fede deve trovare la sua identica espressione e contribuire con i propri valori al dialogo per una società in cui il ricordo di Dio possa venire onorato, restituendo alla realtà che ne è espressione la sua giusta valenza.

D’altra parte i segni dei tempi ci ricordano come, in analogia con il noto adagio latino: “corruptio optimi pessima”, la corruzione della realtà più sublime conduce alle nefandezze più scellerate.

Più una realtà è significativa, più questa rappresenta una componente essenziale per una nobilitazione e sublimazione della esistenza, e maggiormente sarà bersaglio di manipolazione e di falsificazione da parte di coloro che, ravvisandone la pregnanza, ne useranno la veste per fini diametralmente opposti a quelli suoi propri, creando una realtà apparente con la quale screditare, consapevolmente o meno, proprio ciò di cui si spacciano come rappresentanti.

Questa deplorevole possibilità, a cui si è assistito ormai in più tristi occasioni e sotto diverse forme, non può tuttavia portare alla conseguenza di mettere in discussione la legittimità ed il diritto di praticare liberamente e pienamente la propria autentica fede religiosa, adducendo come motivazione la necessità di arginare i fenomeni di intolleranza fanatica e giungendo così a demonizzare una confessione religiosa. Bisogna saper ricondurre la responsabilità di determinate turpi azioni alle vere cause e ai veri fautori che le provocano e non cadere nel tranello, spesso creato ad arte, di screditare la realtà di cui si servono come pretesto e di cui sono interpreti mendaci.

È al contrario riconoscendo con vigore i valori autentici che caratterizzano una confessione religiosa, promuovendone la loro conoscenza e garantendone la pratica, distinguendoli dalle realtà contraffatte, che si possono combattere efficacemente l’integralismo, il fanatismo violento, l’intolleranza religiosa, proprio inquadrandoli come convinzioni deviate e fenomeni antireligiosi e contrari ad ogni spiritualità autentica e al bene dell’umanità, al fine di educare al discernimento e al riconoscimento immediato dei segni nefasti. Occorre favorire la conoscenza della profondità simbolica delle espressioni religiose al fine di preservarne l’identità. In tale direzione, il dialogo, la formazione dei fedeli, l’aggiornamento degli insegnamenti per le guide religiose e la regolamentazione dei culti concertata con i rappresentanti religiosi delle rispettive confessioni, sono i veri antidoti ad ogni strumentalizzazione.

Bisogna evitare ogni generalizzazione colpevole ma anche ogni ingenuità pericolosa, al fine di legittimare ciò che ne ha diritto e isolare aspetti contraffatti e deleteri o anche semplicemente secondari, che rischiano solo di generare confusioni e dispersioni.

L’imminenza dell’escatologia è ormai evidente a molti, tuttavia, coloro che si ostinano a negarla si illudono che basti lo sforzo corale dell’uomo per ristabilire un eden terrestre senza conflitti, tutto pace e armonia. Ciò non può esimerci da esercitare lo sforzo utile a evitare il peggio e a favorire l’acquisizione di una consapevolezza della realtà che ci circonda.

Come ci ha sempre insegnato lo Shaykh ‘Abd al Wahid Pallavicini, la causa di determinati misfatti è da ravvisarsi nella mancanza di religiosità piuttosto che nel contrario(1). Pensare di arginare fenomeni di fondamentalismo pseudo religioso, ponendo dei limiti al diritto di libertà e di espressione autenticamente religiose, è un ulteriore ingiusto colpo inferto a quei fedeli, già danneggiati dalle azioni degli integralisti che vilipendono la loro tradizione diffondendo la falsità e l’inganno, fedeli che sono oltretutto le stesse vittime della violenza inferta.

Come anche Papa Francesco afferma nel suo ultimo documento, l’Enciclica Fratelli tutti.: “La verità è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni”. (cap. 282)

Tutte le religioni hanno in comune identici valori, provenendo dall’unica fonte che è Dio stesso. Comprimere i diritti confessionali o di espressione religiosa rappresenta la violazione di diritti fondamentali alla vita di ciascun fedele e non porta ad alcun vantaggio nella lotta che si vorrebbe vincere, ma ha come uniche conseguenze quelle di avallare visioni distorte della realtà, diseducare al discernimento e alla conoscenza, e peggio ancora, ostacolare uomini che anelano alla pace e alla spiritualità dal poter esercitare la propria fede e dare il proprio contributo alla società in cui vivono.

In quanto diritti costituzionalmente riconosciuti, i diritti confessionali e di espressione religiosa sono irrinunciabili e inalienabili e non possono essere oggetto di compromessi in nome di alcun altro principio che sia di sicurezza o di ordine pubblico, con i quali non possono entrare in conflitto.

Ogni ambito può essere garantito con gli strumenti adeguati a fare fronte alle difficoltà che si possono presentare. Non sarà sopprimendo delle libertà che si favorirà una società più democratica e liberale, anche a voler usare solo le categorie giuridiche, tralasciando la centralità della dimensione religiosa nello sviluppo della personalità umana.

L’abitudine di nascondere dietro a istanze libertarie ideologie liberticide, che ha caratterizzato la storia politica del 900, non deve e non può inficiare la fiducia anche nelle istituzioni religiose, impedendo loro di continuare a contribuire in modo fertile alla vita sociale e civile.

Nella società contemporanea si assiste spesso ad una inversione della gerarchia dei valori, dove la religione ha ormai assunto un ruolo secondario, marginale, obbligatoriamente intimistico. L’uomo proclama la sua libertà, la tensione a varcare confini sempre più ampi in tutti i campi e in tutti gli ordini di realtà per colmare i limiti di una natura divenuta troppo umana. Si cerca una libertà sempre più piena, sempre più ampia, nella vita, per assaporare il gusto di una presunta autodeterminazione che si rivendica a piena voce. Ma è solo recuperando la pienezza della propria natura a “immagine e somiglianza di Dio” che l’uomo può valicare i limiti della propria individualità, sciogliendosi nel Principio trascendente dell’esistenza.

Nel documento papale si evidenzia giustamente che: “si avverte la penetrazione culturale di una sorta di “decostruzionismo”, per cui la libertà umana pretende di costruire tutto a partire da zero” (cap. 13) senza alcun riferimento al passato e ai valori tradizionali che hanno sempre permeato le società.

Spesso crediamo di essere liberi ed in realtà siamo condizionati dalle ideologie più superficiali che ci influenzano, ci condizionano, senza nemmeno accorgercene, distogliendoci dall’essenziale.

Il richiamo papale ad una coerenza di tutti gli aspetti della vita ha un valore universale per i religiosi appartenenti a qualsiasi religione. Si tratta in effetti di trovare una corrispondenza tra la vita interiore e le responsabilità quotidiane in quanto esseri umani che vivono in armonia tra loro nella società pluralista dei nostri giorni.

La vera libertà non è quella di dare libero sfogo ciascuno alle proprie velleità individuali, pena il precipitare nel caos e nelle discordie tra interessi contrapposti e rivali.

Specialmente coloro che mantengono ancora una sensibilità religiosa devono esercitare una tensione comune verso la fedeltà ed il servizio alla volontà superiore di Dio. È questa la vera libertà, la partecipazione al piano divino che trascende ogni limite e realizza una pacificazione già in questo mondo come anticipazione dell’Altro. Allora anche la giustizia e la sicurezza sociale, senza sostituirsi alla dimensione dell’Assoluto, convergeranno con tutti gli altri aspetti dell’esistenza che i religiosi coltivano attraverso la pratica delle virtù nella vita quotidiana.

L’uomo può essere davvero libero, ma la sua libertà è proprio quella di essere sciolto dai legami di questo mondo, dall’illusione di avere una capacità autonoma dal Principio divino, dall’illusione di potersi autodeterminare, credendo che nulla lo condizioni, quando, invece, è già stato vittima di un inganno. La vera libertà al contrario è quella conseguita con il superamento della propria individualità egoistica attraverso il servizio a Dio operato con l’obbedienza alle Sue regole.

In questi tempi di nuove prove, il Papa sembra richiamare a una “governance” condivisa e compartecipata tra le nazioni, la quale sarebbe bene che potesse approfittare appieno del contributo di saggezza di tutte le vere religioni e autentiche civiltà nella loro provvidenziale differenza. In quest’ottica, il lavoro di discernimento tra il patrimonio spirituale dell’umanità e le contraffazioni delle forme pseudoreligiose, che se ne vorrebbero falsamente appropriare agli occhi degli ingenui per strumentalizzarlo, risulta di vitale importanza.

Noi, musulmani italiani, riuniti nella Co.re.is (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, nel paese che ospita al suo interno la sede Vaticana, ci sentiamo responsabili di un corretto messaggio relativo all’incontro epocale tra l’Islam e l’occidente. Vorremmo che l’auspicabile fratellanza richiamata dall’Enciclica si unisse in una rinnovata fiducia tra tutti i figli di Adamo che abbiano ancora un interesse per la difesa della Verità e per la vera libertà interiore che ne deriva.

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